L’origine remota del paese di Genoni è attestata dai siti archeologici e paleontologici presenti nel territorio.
In epoca antica la presenza dell’uomo è testimoniata dai siti di Is Piuncheddas e Is Piuncas Mannas, nel periodo nuragico è caratterizzato da un’imponente presenza umana. Nella carta della densità dei nuraghi, del prof. Giovanni Lilliu, Genoni rientra fra le zone con densità superiore a 0,60 nuraghi per km², alcuni ancora fruibili. Infatti, sono tuttora integri il nuraghe di Birìu e quello di Santu Perdu, mentre sparsi nelle campagne del paese, si possono vedere i ruderi di Perdaligeri, Larunza, Duìdduru, Sussùni, Cijus, Bau-e-peddi, Monticordèris, Corrazzu, Scalamanna, Margini, Lorìas, Coccolò, Addòri, norache Longu, Tresbìas, Corongìu, Santamaria, Giàru e i quattro detti Gurdilonis.
La posizione privilegiata del colle di Santu Antine, la presenza d’acqua ha suggerito all’uomo, sin dai tempi più antichi, a vivere in quest’area. L’ossidiana, i reperti nuragici, Punici e Romani attestano l’importanza e la vivibilità dell’area.
Sulla cima del colle di Santu Antine abbiamo delle mura puniche, le rovine di una chiesetta romanica dedicata a Sant’Elena e San Costantino Magno e un pozzo di età nuragica profondo oltre 40 metri. Gli scavi degli anni 80 hanno portato alla luce un’enorme quantità di reperti ben descritti presso il museo PARC.
Sempre a Genoni abbiamo: i villaggi nuragici di Santu Pedru, Mammuzzola e sulla Giara di Genoni i siti di Bruncu Suergiu e il sito di Sa Corona Arrubia.
Durante il medioevo il Comune di Genoni ricadeva nel giudicato di Arborea e fece parte della curatoria di Parte Valenza. Alla sconfitta dell’Arborea ad opera degli aragonesi (1409) il paese passò sotto il dominio aragonese e nel 1436 venne incorporato nella viscontea di Sanluri, data in feudo dal re di Aragona Alfonso V il Magnanimo a Giovanni De Sena. Passò più tardi a Enrico d’Enriquez, zio del re d’Aragona Ferdinando II, e successivamente al marchesato di Laconi, di cui furono signori prima i Castelvì e poi gli Aymerich. Venne riscattato a questi ultimi nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.
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